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di Giovanna Di Rosa #Politica twitter@gaiaitaliacom #Cronaca
La Roma Ladrona andava pur punita in qualche modo all’insegna – forse – del presunto “se lo fanno loro posso farlo anch’io”. A leggere le cronache leghiste verrebbe quel sospetto lì, ma tocca pensare che non siano tutti uguali. Nel caso del capogruppo leghista in Regione Friuli Venezia Giulia c’è da sorridere, tanto Danilo Narduzzi non si è fatto mancare nulla.
I finanzieri si erano recati in Regione, (perché ci vanno, anche i conti pubblici vanno controllati), per sequestrare fatture, scontrini e ricevute riguardanti le spese dei gruppi consiliari, ed avevano trovato il capogruppo Danilo Narduzzi della Lega Nord – scrive Il Fatto Quotidiano – intento a distruggere documenti con un tritacarte. Difficile pensare che stesse distruggendo carta igienica troppo ruvida.
Così le successive indagini hanno permesso di dimostrare che nelle note spese dei consiglieri, nello specifico in quelle di Narduzzi, finiva anche il cibo del gatto. Che deve pur mangiare. Anche lui. Perché lo debba fare con soldi pubblici è altra storia.
Nella nota spese oltre al cibo per felini o altri quadrupedi, cenoni di Capodanno, cure estetiche, perché la bellezza non è eterna, soprattutto se si è brutti anche da giovani, e poi viaggi, regalini per un totale di due anni e sei mesi per peculato e concorso in peculato a causa delle spese “che non avevano nessun legame con l’attività istituzionale, ma che servivano semplicemente come pezze giustificative per ottenere il rimborso fissato dalle leggi della Regione autonoma”.
A conferma che la Lega non perdona, e che certi suoi esponenti ancora meno. Va detto che nemmeno altri partiti e loro esponenti stavano con le mani in mano. Anzi. Scrive ancora Il Fatto Quotidiano che all’epoca “ai vertici della Regione c’era Renzo Tondo di Forza Italia, governatore dal 2008 al 2013, e lo scandalo non riguardò solo il gruppo leghista”. La sentenza è stata emessa in Tribunale a Trieste dal gup Massimo Tomassini, mentre l’ex consigliere (è di Pordenone) era difeso dall’avvocato Alessandro Da Re. L’indagine risale alla fine del 2012, quando le contestazioni riguardarono anche altri consigli regionali italiani protagonisti, a loro volta, di rimborsi a consiglieri che davano identità al detto che “l’occasione fa l’uomo ladro” e se non ladro certamente disonesto.
(8 novembre 2020)
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