di Redazione Scandiano
Generalmente i buoni pasto sono associati alle piccole e grandi aziende, che possono offrire un servizio sostitutivo o alternativo alla mensa. Le piccole aziende solitamente non hanno una mensa, quindi i dipendenti dovrebbero mettere mano al portafogli per mangiare in qualche ristorante o bar limitrofo, o devono portarsi il pranzo da casa. Le grandi aziende, pur avendo solitamente una mensa aziendale, offrono un menu limitato che non sempre incontra i gusti culinari dei dipendenti.
In entrambi i casi la soluzione più conveniente è rappresentata proprio dai buoni pasto, che possono essere spesi dai collaboratori nelle attività ristorative convenzionate, scegliendo il pasto preferito e senza dover mettere mano al portafogli.
Tuttavia i buoni pasto sono ottime soluzioni anche per le partite IVA, le ditte individuali e i lavoratori autonomi che possono acquistarli per loro stessi oppure per i loro collaboratori. Va però fatta una precisazione: le partite IVA cosiddette forfettarie, che quindi operano in un regime agevolato, non possono beneficiare dei vantaggi fiscali previsti per questi benefit, come la deducibilità e la detrazione delle spese. Poiché godono già di numerosi sgravi fiscali non possono scaricare nulla, nemmeno i buoni pasto.
Se lo desiderano possono comunque acquistare i buoni pasto, che rappresentano ugualmente strumenti validi per gustarsi una pausa pranzo secondo le loro preferenze a tavola. Per approfondire maggiormente il discorso rimandiamo comunque all’articolo di approfondimento che spiega come funzionano i buoni pasto per una partita IVA individuale.
Diverso è il discorso per i liberi professionisti e le partite IVA che operano nel regime ordinario. Secondo la Legge di Bilancio 2020 i buoni pasto non concorrono alla formazione del reddito fino a 4 euro giornalieri per i ticket cartacei e 8 euro giornalieri per i ticket elettronici. Oltre ad essere deducibile quindi il buono pasto è esentasse entro questi limiti.
Se il professionista acquista i buoni pasto per i suoi collaboratori può dedurre totalmente il costo per l’acquisto, ma non può dedurre l’IVA agevolata al 4% che viene addebitata dalla società che emette il buono. Se invece il professionista acquista il buono pasto per se stesso, la deducibilità è inferiore. Il costo dell’acquisto del buono pasto equivale al 75% del prezzo d’acquisto, ma entro il limite del 2% del fatturato annuo totale.
La deducibilità dei costi però non è l’unico vantaggio per liberi professionisti e partite IVA in regime ordinario, ma bisogna anche considerare i benefici in termini di praticità e risparmio di tempo e spazio. Non sarà più necessario conservare fatture e scontrini, che occupano spazio e risultano ingombranti, ma è sufficiente un’unica fattura a fine mese comprensiva di tutte le spese fatte per l’acquisto dei buoni pasto.
Questi particolari benefit inoltre sono anche particolarmente flessibili, poiché possono essere spesi direttamente nelle attività convenzionate, oppure usati per fare la spesa al supermercato o nei negozi alimentari online, e ancora per ordinare cibo da asporto e farselo spedire a casa o in ufficio.
(13 maggio 2024)
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