Un bambino e tutto il mondo intorno: la famiglia, il paese, la vita, la morte, i continui litigi che scuotono la casa. Sono i primi anni di vita di Maksim Gor’kij che lo scrittore russo racconta nel romanzo autobiografico “Infanzia”, che il 22enne Bernard-Marie Koltès scompone e ricompone per il suo primo testo teatrale, “Le amarezze”: un mosaico di frammenti di vita, cupo e grottesco, che approda per la prima volta sulle scene italiane, grazie ad Andrea Adriatico, uno dei registi italiani più assidui nella frequentazione dell’opera di Koltès, ucciso dall’Aids a 41 anni, nel 1989.
L’appuntamento con “Le amarezze” è a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; tel. 333.4666333; teatridivita.it), da giovedì 2 a lunedì 6 novembre, alle ore 21 (sabato ore 20, domenica ore 17). I posti per ciascuna replica sono limitati. In scena una nutrita compagnia composta da Olga Durano Marco Cavicchioli, Anas Arqawi, Michele Balducci, Innocenzo Capriuoli, Rita Castaldo, Ludovico Cinalli, Nicolò Collivignarelli, Alessio Genchi, Giorgio Ronco, Myriam Sokoloff.
Lo spettacolo “Le amarezze”, prodotto da Teatri di Vita, è all’interno della stagione teatrale “La rabbia”, realizzata con il contributo del Comune di Bologna, della Regione Emilia Romagna e del Ministero della Cultura.
Un ragazzo al centro di un vortice di relazioni familiari e sociali, come in un sogno oscuro e indecifrabile, lacerato dai conflitti, dagli slanci dell’esistenza e dai presagi di morte: così il 22enne Bernard-Marie Koltès, nel 1970, ricostruiva per il teatro il romanzo autobiografico di Maksim Gor’kij “Infanzia”. Dovevano passare ancora sette anni prima che lo sconvolgente debutto di “La notte poco prima della foresta” ad Avignone off lo lanciasse come uno dei più importanti drammaturghi francesi, che ha lasciato il segno con opere come “Lotta tra negro e cani”, “Nella solitudine dei campi di cotone” e “Roberto Zucco”, prima di morire di Aids nel 1989, a soli 41 anni.
Andrea Adriatico è stato il primo regista a portare in scena in Italia le opere di Koltès, in una lunga e intensa frequentazione, da quel monologo avignonese (ribattezzato “L’ultima notte”, 1991) a due riduzioni da alcune prose (“Fuga”, 1992, e “Là dove ci si vede da lontano”, 1994), fino a “Il ritorno al deserto”, 2007) e per la prima volta in Italia “Quai ouest” al festival Vie del 2013. Adesso, ancora per la prima volta in Italia, Adriatico esplora il cantiere teatrale adolescenziale di Koltès con “Le amarezze”. Titolo ambiguo, spiegato così dall’autore: “Come l’acido sul metallo, come la luce in una camera oscura, le amarezze si sono abbattute su Alexis Peskov”, il protagonista muto dell’opera, che è il nome vero dello scrittore russo dalla cui autobiografia Koltès ha preso ispirazione, e che scelse come pseudonimo letterario “Gor’kij”, ovvero “L’amaro”.
Così concludeva la presentazione della sua opera e del suo Alexis il 22enne Koltès: “L’hanno aggredito con la violenza e la rapidità della grandine e del vento, senza che un tratto del suo volto abbia avuto un fremito. Stracciato, bruciato, in piedi finalmente, ha fermato gli elementi come si soffia su una candela. E la sua voce ha trafitto il silenzio”.
(27 ottobre 2023)
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