“Abbiamo letto con attenzione l’articolo in cui il sindaco di Casalgrande, Giuseppe Daviddi, propone di utilizzare una parte degli utili di Iren per sostenere le famiglie del suo Comune, in particolare per il pagamento delle bollette e della tassa sui rifiuti.
Innanzitutto, preme sottolineare che dal 2025 è stato istituito da ARERA a livello nazionale il Bonus Sociale Tari, uno sconto pari al 25% della Tari o della tariffa corrispettiva – dove applicata – dovuta dal cittadino e sarà riconosciuto automaticamente a partire dal 2026 a tutti i nuclei familiari con Isee inferiore a 9.530 euro, o sotto i 20.000 euro per le famiglie numerose.
Inoltre, ricordiamo che, per quanto riguarda la copertura del costo del servizio rifiuti urbani, esiste già un quadro normativo che permette ai Comuni di agire in tal senso. Ad esempio, il Regolamento tipo per la disciplina della tariffa corrispettiva puntuale dei rifiuti predisposto in collaborazione tra Atersir (l’Agenzia Territoriale dell’Emilia-Romagna per i Servizi Idrici e i Rifiuti), Regione Emilia-Romagna ed Anci, contrariamente a quanto sostenuto da Daviddi, stabilisce chiaramente all’art. 35 anche per i Comuni che adottano la Tariffa Corrispettiva Puntuale (TCP) la possibilità di utilizzare risorse proprie, tra le quali anche gli utili derivanti dalla gestione del servizio, per finalità sociali, equitative, di sostegno allo sviluppo del territorio e per altre ragioni di rilevante interesse pubblico.
In pratica, i Comuni hanno già la piena facoltà di valutare l’opportunità di reinvestire gli utili percepiti dal settore rifiuti per ridurre la pressione fiscale sulle famiglie e sulle imprese, come in effetti molti Comuni fanno introducendo scontistiche e incentivi.
D’altra parte, lo stesso prevede la legge nazionale, istitutiva della Tassa sui rifiuti, per i Comuni che adottano il tributo anziché la tariffazione a corrispettivo; in più, in quest’ultimo caso, i Comuni sono sovrani nel determinare le politiche tariffarie attraverso propri atti.
Questo meccanismo è stato pensato proprio per garantire che i proventi della gestione dei rifiuti rimangano all’interno del sistema e siano utilizzati a beneficio della comunità, senza dover ricorrere a soluzioni straordinarie o a interpretazioni normative che potrebbero risultare meno lineari.
Vale la pena ricordare, infine, che i Comuni utilizzano già gli utili provenienti dalle società partecipate destinandoli alla propria comunità: dai servizi alla persona, agli investimenti per il territorio e il patrimonio pubblico.
Pertanto, l’idea del Sindaco Daviddi, non si basa su una proposta innovativa, ma su una possibilità già esistente, regolamentata e praticata. La sfida, in questo caso, non è quella di ottenere un nuovo “permesso” (che, peraltro, esulerebbe dalla competenza di Atersir), ma di applicare al meglio le norme già in vigore, garantendo la massima trasparenza e un’efficace gestione dei fondi a disposizione.
In questo contesto, la scelta di molti Comuni del reggiano di passare dal modello a tributo (Tari) a quello a tariffa corrispettiva puntuale (Tcp) assume un’importanza cruciale.
In Emilia-Romagna, su un totale di 330 comuni, 132 comuni e 8 capoluoghi su 10 hanno adottato il regime di tariffa a corrispettivo. Il modello a tariffa è un sistema che promette di essere più equo e trasparente: infatti, con la tariffa corrispettiva, il cittadino paga in base al servizio effettivamente ricevuto, incentivando comportamenti virtuosi come la riduzione della produzione di rifiuti indifferenziati e l’aumento della raccolta differenziata. Non si tratta più di una tassa, ma di un corrispettivo per un servizio, con un legame diretto tra quanto rifiuto indifferenziato (quindi non recuperabile) si produce e quanto si paga. Questo approccio è in linea con le direttive europee “PAYT” (Pay as you throw, cioè paghi per quanto butti) e promuove una gestione più sostenibile ed efficiente del ciclo dei rifiuti.
Il comune di Reggio Emilia, ad esempio, è passato a Tcp dal 2022 iniziando così un percorso, che seppur lentamente, ha l’obiettivo di produrre una maggiore premialità per gli utenti virtuosi e incentivi per la riduzione della produzione di rifiuti.
Il modello a tributo, invece, è spesso percepito come meno equo perché presuntivo, in quanto si basa su parametri che non sempre riflettono l’effettiva produzione di rifiuti. Inoltre, il passaggio alla tariffa corrispettiva ha consentito in molti casi di separare chiaramente il costo del servizio dalla fiscalità generale del Comune, rendendo più trasparente la spesa pubblica e la gestione del servizio di igiene urbana e consentendo al sistema imprenditoriale di portare in detrazione l’IVA.
La proposta del Sindaco, quindi, pur partendo da una motivazione condivisibile, rischia di deviare l’attenzione dal problema reale. L’invito che rivolgiamo al Sindaco di Casalgrande e a tutti gli amministratori è di guardare alle buone pratiche già in atto sul territorio che rappresentano una soluzione strutturale e a lungo termine per una gestione dei rifiuti più efficiente, trasparente e giusta per tutti i cittadini. E lavorare insieme per aumentare il controllo della qualità del servizio offerto dal gestore e richiedere investimenti in ricerca e sviluppo che sono gli unici strumenti in grado di mantenere competitivo e virtuoso un processo industriale complesso come quello della gestione dei rifiuti urbani nel bacino territoriale di Reggio Emilia”.
Il comunicato stampa è pubblicato integralmente così come giunto in redazione e la risposta, con altri toni e ben altra profondità, ricorda un po’ quella che la Rai inviò all’allora Sindaco di Sassuolo Menani nel 2022 il quale, con il suo solito tono da buon uomo prestato alla politica, protestava con veemenza sul segnale Rai che non arrivava alle antenne dei cittadini consigliandogli di “chiamare un antennista“. Del segnale Rai da allora a Sassuolo non si parlò più.
Dubitiamo che a Casalgrande si metta di parlare di Iren, dato che su qualcosa bisogna pur far polemica. Del resto una cosa è chiamare un antennista, un’altra è applicare norme, studiandole e adattandole alla propria realtà costruendo un consenso politico attorno alle proposte. Bisogna conoscere insieme norme e politica. E non è detto che sia questo il caso.
(14 agosto 2025)
©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata